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Guida Essenziale alla Fotografia di Concerti in Analogico: Tecniche e Suggerimenti

Leica M6 - scatto a mano libera - 1/30 di secondo f4 - pellicola hp5 @1600 - sviluppata con Bellini Hydrophen 1+15 - scansione negativo

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Introduzione

Vi è mai capitato di essere fuori tempo?

A volte ci troviamo al posto giusto ma al momento sbagliato (e in fotografia questo accade spessissimo). Però non sapevo che poteva accadere pure per chi tiene un blog, ma è quello che è accaduto con questo articolo, scritto nel posto giusto (Milano) ma in un momento decisamente sbagliato: Luglio 2020, appena finito il primo lockdown.

Forse era la voglia di ritornare ai concerti che fino a qualche mese prima erano all’ordine del giorno che mi spinsero ad affrontare l’argomento, sta di fatto che questo articolo rimase nel cassetto delle “bozze” e me ne dimenticai.

Credo che ora sia arrivato il momento di condividerlo con voi. Buona Lettura!

La fotografia musicale

Se paragonata ad altri generi fotografici, la fotografia musicale è un genere tutto sommato nuovo, a partire dalle meravigliose fotografie di Herman Leonard e Francis Wolff nei Jazz Club degli anni ‘40, ‘50 e ‘60 a New York e a Parigi, questo mestiere è diventato indispensabile negli anni 60 con l’avvento dei concerti-evento dei Beatles e dei Rolling Stones, raccontati dalle celebri fotografie per esempio di Robert Whitaker, Jim Marshall, Henry Diltz e Baron Wolman.

Fotografare un concerto è come essere in uno studio di posa con la differenza che tutto è in perenne movimento e senza il tuo controllo.

Stampa su carta Mg - Deluxe - Leica M6 - Obiettivo 35mm Summicron - pellicola hp5 @1600 - sviluppata con Bellini Hydrophen 1+15

Macchine fotografiche analogiche migliori per eventi live

Il punto cruciale della fotografia di eventi è legato alla luce (soprattutto al tipo di luce) presente sulla scena. Nella stragrande maggioranza dei casi i palcoscenici (quelli veri) hanno un sistema di fari molto direzionali i quali sono puntati, nella migliore delle ipotesi, su tutti i performer presenti sul palcoscenico, anche se poi non saranno sempre tutti accesi in egual misura.

Negli eventi con budget limitati, come ad esempio alcune rappresentazioni in club o luoghi più o meno di fortuna, le luci sono spesso la prima cosa che viene sacrificata, o anche coscientemente eliminata (spesso anche per rendere tutto un pò più crepuscolare) con l’effetto di trovarsi di fronte una situazione in cui (mi è capitato a Londra in diverse occasioni) c’era più luce nel bar alle mie spalle che in scena, ma anche a questo dobbiamo, come sempre, essere pronti, vediamo in che modo.

Quello che ci serve è quindi

una macchina fotografica con cui si possa scattare a mano libera con tempi molti lenti

Facciamo dei test con la nostra macchina fotografica, oppure facciamoli in una situazione il più simile possibile ad un live con l’obiettivo di riuscire a scattare anche ad un’ottavo di secondo a mano libera (o meno).

Per questo motivo possiamo ovviamente escludere fin da subito le grandi macchine fotografiche a specchio come le Pentax 67 ma anche le reflex 35mm in generale, a meno di averne davvero un controllo assoluto. I problemi principali delle reflex sono:

  • vibrazioni dello specchio che non consentono scatti sotto il trentesimo di secondo a mano libera.

  • Rumorosità dello scatto, difficile usarle in un teatro o in condizione di performance per esempio acustiche

  • luminosità del mirino: la luce che arriva al mirino non è quasi mai abbastanza in condizioni di scarsa luminosità.

Usare un cavalletto? Durante un live non abbiamo ne’ lo spazio, ne’ il tempo per metterci comodi su un cavalletto (compreso quello ad una sola gamba) anche perché non saremo quasi mai fermi in un unico posto, appena la situazione lo permette, avremo bisogno di muoverci il più possibile, e non possiamo avere addosso troppe cose, oltre al fatto che l’idea stessa di usare un cavalletto ci limiterà in campo creativo, per non parlare della lentezza di lavoro, è quindi sconsigliato (ma se proprio volete provare fateci sapere nei commenti).

Non è un caso quindi che con queste premesse sono le macchine fotografiche a telemetro, e un marchio per tutte le Leica, le più adatte allo scopo, in quanto posseggono tutte le nostre caratteristiche più importanti:

Leica M6 - scatto a mano libera - Obiettivo 50mm Summicron - 1/60 di secondo f4 - pellicola hp5 @1600 - sviluppata con Bellini Hydrophen 1+15

  • Silenziosità dell’otturatore (nessuno specchio)

  • I migliori obiettivi fotografici in circolazione

  • Elevata luminosità del mirino a telemetro

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Leica M6 - scatto a mano libera - Obiettivo 50mm Summicron - 1/60 di secondo f4 - pellicola hp5 @1600 - sviluppata con Bellini Hydrophen 1+15

Non è un caso se in molti dei sopracitati fotografi usassero delle Leica per i loro scatti (ma potremmo fare entrare in questo club anche la Rolleiflex biottica, per silenziosità e stabilità), macchine meccanicamente perfette e usabili per qualsiasi tipo di fotografia.

Comunque questa valutazione non deve essere un limite per nessuno nel cimentarsi con quello che si ha a disposizione, anzi, sapere usare appieno la propria macchina fotografica, con tutti i limiti che ognuna intrinsecamente ha (anche le Leica hanno dei “difetti”) aiuterà moltissimo a formare quello spirito di adattamento che naturalmente deve far parte della professione di fotografo, perché ricordiamocelo sempre:

sono i nostri occhi e il nostro cuore che fa la fotografia, non la macchina fotografica.

La scelta degli obiettivi

Insieme alla macchina fotografica e al formato, gli obiettivi sono di gran lunga l’elemento più importante per la qualità delle nostre immagini.

Parlando di obiettivi dedicati al live e restando nel campo del 35mm dovremmo cercare:

  • Obiettivi luminosi, quindi con un diaframma di apertura almeno a 2.8 (o superiore).

  • Focali fisse, cioè prime lens.

La luminosità degli obiettivi è indispensabile perché nella fotografia analogica dobbiamo sempre cercare di ricordarci la regola n1: Esporre per le ombre e sviluppare per le luci

Questo per non sottoesporre le ombre che altrimenti risulterebbero irrecuperabili, ma nulla vieta di esporre per le luci in maniera da isolare il soggetto, cosa che spesso è proprio il senso di una illuminazione spot.

Avere quindi a disposizione uno o due stop di luce in più, anche se a discapito della profondità di campo (più apriamo il diaframma, meno profondità otteniamo) delle volte significa poter portare a casa degli scatti che altrimenti risulterebbero tutti sottoesposti oppure mossi (dovendo abbassare troppo i tempi).

In merito alle focali fisse rispetto agli zoom ci sarebbe da fare un articolo apposta, ma in questa fase consideriamo la scelta meno intuitiva: usate lenti fisse (e tra poco vedremo quali), in quanto:

  1. Sono più luminose (e leggere)

  2. Sono lenti senza compromessi di qualità

  3. Obbligano a spostarsi, quindi a fare foto spesso più interessanti e coinvolgenti

Abbiamo a disposizione un solo obiettivo? 35mm. E’ la lente più versatile, più comoda, più usabile (se abbiamo un 24 o un 50mm partiamo da quella).

Abbiamo a disposizione due obiettivi? Ognuno di noi predilige un tipo di fotografia, risulta quindi difficile se non addirittura sbagliato dare un consiglio in questo senso, ma possiamo fare delle considerazioni:

Se amate il reportage e la fotografia di spettacolo, il dietro le quinte, il 35mm è la vostra lente n1. A questa possiamo aggiungere o un 50mm per avvicinarci un poco al soggetto (ma senza avere l’effetto tele) oppure fare la scelta opposta, cioè un 24mm: creare una maggiore profondità di campo e drammaticità allo scatto.

Se amate i primi piani e non potete farne a meno allora il 90mm (o superiore) sarà la vostra scelta. In ogni caso, se potete, acquistate sempre lenti a focale fissa. Lavorare con gli zoom è indubbiamente pratico, ma non avere mai un riferimento di focale può far perdere la testa…

La scelta delle pellicole

Stampa su carta Ilford Rc Deluxe - Multigrade - Leica M6 - scatto a mano libera - Obiettivo 35mm Summicron - 1/60 di secondo f4 - pellicola hp5 @1600 - sviluppata con Bellini Hydrophen 1+15

Abbiamo la nostra macchina fotografica e il nostro obiettivo, vediamo ora quale pellicola usare per questo tipo di fotografie.

Il mondo delle pellicole è un mondo estremamente interessante, nuove pellicole stanno cercando di farsi largo in un mercato dominato da Kodak e Ilford, nel contempo straordinarie pellicole stanno tornando in produzione.

Ed è anche a loro che troviamo un sicuro riferimento per quelle pellicole dette “veloci”, cioè in grado di essere usate in minor condizione di luce e con tempi più corti (cioè più veloci), vediamole più da vicino:

  • Hp5 spinta @1600 - La pellicola più versatile, incredibile la risoluzione e il contrasto (non esagerato) spinta a @1600 iso.

  • Ilford Delta 3200 (1600 iso nominali) - Pellicola particolare, buonissima risoluzione, ma pochissime differenze comparata a una HP5 spinta a @1600.

  • Kodak T-max 3200 - La regina del bianco e nero, una grana delicata ma consistente, non sempre facile da usare.

Hp5 spinta @1600 (o più)

Mettiamo questa pellicola al primo posto per versatilità, risultati finali e prezzo. E’ una pellicola versatile e davvero incredibile da usare sia per contenere il contrasto, espandere le tonalità di grigi e aumentare la risoluzione (per esempio esposta @100 @200 iso) sia per scattare in condizioni di luce estrema @800, @1600 o @3200 (il simbolo @significa “esposta a”). Per i Live, a seconda della circostanza, è ottima esposta @1600.

Ilford Delta 3200

Un’altra pellicola creata appositamente da Ilford per questo scopo. Grana finissima e pulita. Da provare anche come alternativa alla Hp5 spinta, risulta meno contrastata e più morbida (e vedremo il perché).

Kodak T-max 3200

Riscoprire questa pellicola è qualcosa di speciale. Come per la Ilford Delta 3200 gli iso nominali di questa pellicola sono 1600, è quindi con queste impostazioni che otterremo migliori risultati (ma ancora meglio se esposta @800). Una grana unica e inconfondibile, che di solito o piace molto o non piace affatto. Una pellicola che ha un carattere forte.

Ricordiamoci inoltre che ogni pellicola ha una sua latitudine di posa, si comporta cioè più o meno bene rispetto al contrasto della scena impressionata, ma quando parliamo di fotografia durante concerti o spettacoli dal vivo, come dicevamo all’inizio, ci troveremo di fronte quasi sicuramente a scene ad alto contrasto.

Tutte e tre le pellicole citate hanno una grande latitudine di posa, per cui, da questo punto di vista scegliamo quella che più ci piace.

E’ però consigliabile cercare di esporre nella maniera corretta, cosa che, in mezzo a luci che si muovono o a contro-luci è molto spesso non semplicissimo.

Da dove incominciare?

La regola d’oro della fotografia analogica la conosciamo:

Esporre per le ombre, Sviluppare per le luci.

Ma è valida anche durante un live? Assolutamente sì.

Durante una scena in cui abbiamo molto contrasto, come appunto durante un live, dove abbiamo luci puntiforme puntate sui musicisti e spazi molto scuri attorno (per fare un’esempio), anche se queste sono troppo estreme, siamo costretti a fare una scelta, siamo costretti a immaginare il risultato finale.

Se c’è un contesto in cui è obbligatorio farlo è proprio durante gli eventi live. Tra l’altro questi ultimi sono una grande palestra per esercitare la tecnica del push/pull e imparare a comprendere come funziona la nostra pellicola.

Tornando alla parte tecnica, se non vogliamo che l’esposimetro della nostra camera “sottoesponga” la nostra scena, avendo di fronte un faro puntanto sul soggetto, esponiamo mediamente uno stop in più, in modo da essere sicuri di avere catturato anche un poco delle ombre tutto intorno e di poter sviluppare in seguito compensando leggermente il contrasto.

Lo sviluppo delle pellicole

Per sviluppare una pellicola con queste sensibilità occorre prestare particolare attenzione ad alcuni fattori:

  • Il rivelatore

  • Le temperature

  • Le diluizioni

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Leica M6 - scatto a mano libera - Obiettivo 50mm Summicron - 1/8 di secondo (e probabilmente non era abbastanza) f2.8 - pellicola Ilford Delta 3200 @1600 - sviluppata con Bellini Hydrophen 1+15

Se questi tre punti valgono ovviamente anche per tutti i tipi di pellicole, con le pellicole ad alta sensibilità i margini di errore si pagano subito.

IL RIVELATORE

Non tutti i rivelatori sono adatti per tirare le pellicole, occorre quindi stare attenti prima di usarlo e informarci sui bugiardini delle stesse.

Leica M6 - scatto a mano libera - Obiettivo 50mm Summicron - 1/8 di secondo (e probabilmente non era abbastanza) f2.8 - pellicola Ilford Delta 3200 @1600 - sviluppata con Bellini Hydrophen 1+15

Se stiamo usando un hp5 tirata, uno dei migliori rivelatori in circolazione è l’Ilford Microphen, soprattutto per iso elevati. Io uso spesso l’Hydrophen della Bellini, ma anche l’Ilford DDX, per citarne alcuni.

Se usate il Bellini Hydrophen, potete trovare il suo bugiardino con tutti i tempi a questo link.

LE TEMPERATURE

Dobbiamo stare particolarmente attenti al controllo delle temperature in tutte le fasi del processo di sviluppo.

Questa è una regola che vale sempre, ma a maggior ragione quando stiamo spingendo una sviluppo, perché avremo tempi più lunghi del normale.

Per esempio, l’aumento della temperatura di un grado sovra svilupperà i nostri negativi, aumentandone considerevolmente la grana.

Per controllare la temperatura di sviluppo, possiamo tenere, nel caso facesse molto caldo, in una bacinella a portata di mano, uno o più accumulatori da freezer, oppure, in inverno, una bacinella con dell’acqua calda (a 20 o 21 gradi) e le chimiche che dovremo usare messe a bagnomaria.

Una volta che è tutto pronto, cioè quando la temperatura di sviluppo è tutto a 20, iniziamo a sviluppare e, nelle pause delle agitazioni, lavando sempre benissimo il termometro, prendiamo la temperatura dello stop e del fissaggio.

P.s. teniamo conto che durante la fase di stop avremo le mani occupate per l’intero minuto, per cui prepariamoci prima.

LE DILUIZIONI

Se per le pellicole “lente”, cioè con iso bassi, siamo abituati ad usare diluizioni fino ad 1/100, per le pellicole ad alta sensibilità dobbiamo usare delle diluizioni un pò più energiche, come ad esempio 1+15.

Anche in questo caso teniamo come riferimento i consigli del rivelatore usato, oltre che della pellicola che dobbiamo sviluppare. Non esistono quasi mai formule esatte che vadano bene per tutti, ma prendiamo le indicazioni dei bugiardini come un riferimento e in seguito proviamo altri rivelatori.

Leica M6 - scatto a mano libera - Obiettivo 50mm Summicron - 1/30 di secondo f4 - pellicola hp5 @1600 - sviluppata con Bellini Hydrophen 1+15