La sfida delle alte temperature: Sviluppo e stampa analogica in estate</a>
Sviluppare una pellicola bianco e nero, o un foglio di carta in una bacinella in camera oscura, richiede una temperatura costante in tutte le fasi di lavorazione: sviluppo-arresto-fissaggio e lavaggio.
La temperatura dell’ambiente in cui operiamo ha quindi un impatto diretto sul nostro lavoro, in quanto andrà a riscaldare o a raffreddare progressivamente le soluzioni chimiche durante le fasi di sviluppo, portando a risultati non coerenti nel tempo fino al rischio di rovinare i nostri importanti lavori.
In questo articolo elenchiamo 4 tecniche per sviluppare pellicole e carte quando la temperatura della nostra stanza (o della nostra acqua) è al di fuori degli standard di sviluppo (20 gradi).
Note: le singole tecniche sono, per comodità di narrazione, divise, ma possono essere tranquillamente usate simultaneamente. L’elenco che segue non è in ordine di importanza.
Correggere i tempi di sviluppo e stampa
Se è vero che i venti gradi sono la temperatura “standard” di sviluppo per le pellicole e per le carte da stampa, è anche vero che non è l’unica e la sola temperatura di lavoro.
Nel caso in cui non si possano adeguare a 20 gradi le temperature dell’acqua e delle diluizioni (e mantenerle costanti almeno per i tempi di lavorazione) allora dobbiamo variare i tempi di sviluppo.
A differenza di come abbiamo visto nell’articolo del Push e del Pull, dove i tempi di sviluppo cambiavano per compensare le sotto o sovra esposizioni, in questo caso cambieremo i tempi di sviluppo per compensare le temperature.
Come regola generale, più la temperatura scende, e più lunghi saranno i tempi di sviluppo, così come all’opposto, più salgono le temperature e più corti risulteranno i tempi di sviluppo.
Di seguito le tabelle Ilford di riferimento, e un link ad un calcolatore in tempo reale.
Quello che dobbiamo quindi fare è semplicissimo:
Partendo dalla temperatura delle nostre chimiche (e prima di tutti dallo sviluppo) leggiamo sullo schema di seguito il tempo corretto per quella temperatura e procediamo allo sviluppo.
Tutto qui? Sì, dobbiamo solo tenere a mente due condizioni importanti:
La prima è l’unica condizione che vale per tutti i nostri sviluppi: La “consistenza di temperatura”.
Dobbiamo in sostanza prestare attenzione a che la temperatura sia uguale dall’inizio alla fine del processo. Non dobbiamo quindi passare da una temperatura di 22° ad una di 24° o ad una di 19°perché questo produrrà uno shock termico, e quindi una “reticolazione” della pellicola. Più siamo bravi a manterla uguale, migliori saranno i nostri negativi (e le nostre stampe).
La seconda condizione riguarda solo le pellicole: Non sviluppiamo pellicole con tempi al di sotto dei 5 minuti. Questo può comportare non omogeneità di sviluppo, oltre a problemi di precisione sui tempi stessi (più corti sono e più un errore diventa rilevante in termini di sotto o sovra esposizione complessiva). Guardiamo le tabelle, ma se i tempi sono troppo bassi cerchiamo di abbassare le temperature delle chimiche (vedi i capitoli sotto).
Fatte queste due premesse, ecco la tabella di riferimento di Ilford da scaricare per adeguare i nostri tempi di sviluppo alle temperature (da 18° a 27°).
Tabella di compensazione per temperature di sviluppo
A questo link trovate invece un calcolatore utile come riferimento di partenza nel caso dovessimo trovare, per un dato tempo standard il corrispettivo (vedi immagine di riferimento sotto).
Se stiamo invece lavorando in camera oscura e non riusciamo ad abbassare le nostre chimiche, provate ad usare questa tabella di compensazione per le carte da stampa.
Stabilizzare le chimiche
Questa tecnica è molto utile per mantenere le temperature costanti (qualunque esse siano).
Ecco come funziona:
Immaginiamo di dover avere le nostre chimiche di sviluppo a 20 gradi centigradi, ma l’acqua del nostro rubinetto non si abbassa oltre i 24 gradi.
Prendiamo una bacinella grande abbastanza da contenere tutte le bottiglie, o i bricchi, contenenti le chimiche preparate a 24 gradi, oltre che un paio di litri di acqua (o meno a seconda della quantità che ci servirà per lavare le spirali con il metodo Ilford).
Mettiamoci dentro alcuni accumulatori del freddo precedentemente raffreddati in freezer e riempiamo d’acqua la bacinella, in modo che, con tutta l’attrezzatura immersa, l’acqua rimanga ad un dito dal bordo.
L’obiettivo è mettere più liquido possibile, ma evitare che questo fuoriesca ogni qualvolta togliamo e rimettiamo i contenitori di chimica.
Lasciamo per qualche minuto raffreddare l’acqua in modo che arrivi ai 19 gradi, e poi lasciamo solo un accumulatore del freddo, o un paio, a seconda di quanto freddi siano rimasti, ipotizzando quindi di stabilizzare una temperatura intorno ai 19/20 gradi.
Dobbiamo in sostanza monitorare la temperatura dell’acqua con un termometro. Questa sarà la nostra base: la temperatura dell’acqua della bacinella sarà trasferita ai contenitori delle chimiche.
Questo metodo consente di mantenere nel tempo tutte le chimiche alla stessa temperatura.
Una Nota: I bricchi in vetro trasferiscono il calore e il freddo in maniera più veloce che i contenitori di plastica.
Raffreddare le chimiche di stampa
Accumulatori del freddo in una bacinella di sviluppo per carta in camera oscura
Stampare in estate, se non si possiede un condizionatore in camera oscura, può essere piuttosto complicato, soprattutto perché di solito dobbiamo raffreddare quasi cinque litri di chimica alla volta (1,5 x 3). Come fare?
La prima opzione è quella di usare il metodo appena visto nel secondo capitolo di questo articolo, ma il principale problema sono i tempi.
Se durante la fase di sviluppo i tempi sono certi e previsti, e i contenitori delle chimiche rimangono a bagno maria per tutto il tempo, durante una sessione di stampa le cose sono molto più lunghe e si rischia di vanificare il raffreddamento delle chimiche pochi minuti dopo averle versate nelle bacinelle.
Quello che ho fatto per anni durante le estati, era di mettere un accumulatore del freddo in ogni bacinella di stampa. Sì, immersi direttamante nelle chimiche.
L’unica accortezza è ovviamente quella di monitorare la temperatura e di far girare bene il liquido prima di immergere il foglio di stampa, in modo da avere tutto il volume della bacinella più o meno alla stessa temperatura. Una volta raggiunta, togliamo l’accumulatore e lo reimmergiamo (magari facendolo ruotare: bacinella-lavaggio-freezer-bacinella-lavaggio-freezer) in modo da avere sempre la temperatura più o meno costante.
P.s. se non vogliamo metterli dentro le chimiche possiamo metterli sotto le bacinelle, ma i tempi di trasferimento del freddo saranno molto più lunghi.
Usiamo il frigorifero
Un ultimo modo per aiutarsi a sviluppare durante le stagioni calde, è quello di preparare qualche ora prima le chimiche e lasciarle in frigorifero.
Oppure possiamo mettere cinque litri d’acqua in frigorifero la sera prima ed usarne un poco alla volta assieme all’acqua del rubinetto (più calda) per preparare le chimiche intorno ai 19 gradi e procedere allo sviluppo della pellicola a circa 19,5 gradi.
I fattori in gioco sono diversi, compresa la temperatura della stanza dove stiamo sviluppando.
Questo è un fattore determinante per capire in quanto tempo le chimiche, dalla temperatura “corretta” salgano alla temperatura della stanza.
Per questo motivo, la tecnica della bacinella a bagno maria è la più efficace per mantenere le nostre chimiche sempre alla corretta temperatura.
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Se hai idee e suggerimenti in merito a questo tema condividili qua sotto, oppure nei commenti sull’Instagram di stampaanalogica.
Buona estate e buoni sviluppi!
Francesco