Controllo delle chimiche: Quando cambiare lo Sviluppo
Vi siete mai trovati, magari all’inizio del vostro viaggio in camera oscura, a sbattere la testa per cercare di capire come mai, sebbene siate certi che tutto quello che state facendo sia corretto, il risultato sotto i vostri occhi è qualcosa di così mediocre da mettere in discussione l’intera faccenda di queste stramaledette stampe ai sali d’argento?
Io ci sono passato, e non è mai bello buttare via fogli di carta baritata nel tentativo far diventare neri dei dannatissimi grigi. E’ frustrante, e può persino essere demotivante, eppure la soluzione non la troveremo nei filtri, e nemmeno sottoponendo la nostra pazienza agli estremi, guardando speranzosi il timer dell’ingranditore toccare la soglia dei minuti di esposizione!
Come spesso accade nella vita, la soluzione è dietro l’angolo, e ce l’abbiamo proprio davanti agli occhi: La nostra chimica di sviluppo.
Le chimiche che usiamo per sviluppare, arrestare e fissare le pellicole o i fogli da stampa, subiscono con l’uso un naturale decadimento.
Oltre a questo fattore, anche la conservazione stessa porta con sé un’ulteriore problema: l’ossidazione.
Se non stiamo quindi usando delle chimiche usa e getta, dobbiamo poter controllare che queste siano perfettamente funzionanti prima di riusarle sulle nostre stampe o su un intero rullino. Vediamo come fare.
La Conservazione
Se siamo abituati ad utilizzare più volte una chimica, per esempio per le sessioni di stampa, dobbiamo prestare attenzione a come la conserviamo.
Insieme alla luce, l’ossidazione (contatto con l’aria) può essere un fattore che velocizza il deperimento della nostra soluzione di lavoro.
Non stiamo parlando di qualcosa di immediato ma più lasciamo una chimica al contatto con l’ossigeno e con la luce e più questa perderà la sua efficacia.
Dobbiamo quindi cercare di prevenire questo problema.
In merito alla luce basterà usare se possibile dei contenitori scuri o ambrati, e per l’ossidazione trovando dei modi per togliere l’ossigeno dai contenitori delle chimiche. Per farlo abbiamo diverse strade:
Usare dei contenitori a soffietto. Questi consentono di immagazzinare meno ossigeno una volta compressi al livello del liquido interno, ma attenzione alla qualità di costruzione: mi è capitato di avere problemi di residui di vernice interna anni fa e ho smesso di usarli. Dovrebbero quindi essere verniciati solo all’esterno.
Trovare dei contenitori adatti alla quantità di chimica che dobbiamo usare, per esempio 2 litri, e riempire il contenitore di chimica in modo da lasciare poco ossigeno una volta richiusi.
Usare un Gas inerte anti ossidazione tipo il vecchio Tetanal Protectan, un gas che si deposita sopra la vostra chimica e crea una barriera anti ossigeno. Purtroppo questo gas non è più in circolazione.
Usare una pompa per estrazione di aria dalle bottiglie di vino. Questa opzione può essere utile se si usano bottiglie di vino usate, sono scure e possiamo usare questo sistema una volta richiuse.
Una volta espulsa l’aria, la chimica durerà più a lungo. Lo so, può essere una soluzione creativa, ma se ci fa risparmiare soldi in chimica potrebbe funzionare. Per esempio una pompa tipo questa https://amzn.to/3VaGILw
Test di controllo dello Sviluppo per la stampa
Vi ricordate l’inizio di questo blog?
Il primo controllo che dobbiamo fare per capire se la nostra chimica di sviluppo è in grado di fare il suo lavoro è quello di osservare il colore della chimica.
Ogni sviluppo, con l’uso e i fattori legati alla conservazione, tenderà a cambiare colore, e a scurirsi leggermente (o parecchio, in base al tipo di chimica che state usando). Questo è il primo segno di utilizzo prolungato e quando succede dobbiamo chiederci se è il caso di continuare ad usarlo o è arrivato il momento di sostituirlo.
Per rispondere a questa domanda abbiamo un modo infallibile per scoprirlo: fare una comparazione di due test strips e svilupparne una in un nuovo sviluppo e l’altra in quello usato.
Ecco come procedere:
Prepariamo una nuova bacinella di stampa con un nuovo sviluppo. Prepariamolo da campo, quindi con chimica fresca e mettiamolo a fianco della bacinella con la chimica che vogliamo testare (quella usata da colore giallognolo).
Tagliamo da un foglio di stampa due strisce di uguali dimensioni
Usiamo un filtro piuttosto contrastato, per esempio un 3 e mezzo
Ora, esponiamo una striscia della nostra stampa attuale per gradi coprendo man mano (o scoprendo man mano) la striscia per lo stesso tempo (per esempio 2 secondi).
Sviluppiamo nel nuovo bagno di sviluppo, fermiamo, fissiamo e lasciamo nella bacinella del lavaggio questa striscia.
Rifacciamo la stessa procedura del punto 4 con la seconda striscia ma questa volta poi la sviluppiamo nel vecchio bagno di sviluppo. Fermiamo, fissiamo e laviamo brevemente la striscia di carta.
Ora mettiamole vicino una all’altra alla luce e osserviamo attentamente.
Se non vediamo differenze, il vecchio bagno è ancora perfetto, quindi possiamo mischiare le due soluzioni e andare avanti a sviluppare tranquilli.
Se invece, come nel caso di questo articolo (vedi più sotto) le differenze sono evidenti, scartiamo il vecchio sviluppo e utilizziamo il nuovo.
Ecco cosa dobbiamo cercare:
- Neri (ovviamente dipendenti dal tempo di esposizione e dal negativo)
- Nitidezza
- Definizione dei toni medi
- Bianchi
Un’altra cosa che possiamo fare per aiutarci nella valutazione del nostro sviluppo è di creare una striscia di test e segnare dietro di essa gli step e il filtro usato ogni volta che iniziamo a stampare con una chimica fresca. Teniamola nei paraggi, può essere un riferimento da usare anche durante le stampe successive con lo stesso sviluppo, magari ci diamo un’occhiata ogni tanto e se abbiamo dei dubbi.
Buone stampe!
Francesco